Titolo: Resto qui
Autore: Marco Balzano
Prima edizione: 2018
Lingua originale: Italiano
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 184
ISBN 978-88-06-23741-7
Prezzo: 18,00 euro
Valutazione: 5/5
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L’estate sta finendo e un anno se ne va, recita il testo di una famosa canzone, e come ad ogni settembre che si rispetti, anche quest’anno ho stilato l’elenco dei buoni propositi per cominciare con il piede giusto il nuovo anno scolastico (perché, si sa, per noi insegnanti, settembre è il vero capodanno).
Nella mia to do list svetta la voce “Riprendere gli allenamenti in palestra”, cominciati a gennaio, ma poi tristemente abbandonati ad inizio primavera. Per trovare la giusta motivazione e rendere più piacevoli le (per me interminabili) sessioni di pesi e tapis roulant, ho deciso di sperimentare (rullo di tamburi) l’audiolibro! Già, dopo il kindle e gli e-book, la prof ha deciso di muovere un altro passo in avanti verso il futuro (verso l’infinito e oltre!).
Dall’anno scorso Resto qui di Marco Balzano è spesso in pole position sugli scaffali delle librerie e mi sono sempre ripromessa di acquistarlo, ma c’era sempre qualche altro libro che gli stava davanti nella mia TBR. Così, dovendo scegliere un audiolibro con cui cominciare e rompere il ghiaccio, mi sono detta: perché no?
Il risultato? La storia mi ha talmente coinvolta che non ho saputo aspettare la seconda sessione di allenamento in palestra: ho ascoltato Resto qui mentre facevo i mestieri di casa, mentre ero ai fornelli, o al volante. L’ho finito in due soli giorni. Ma non è tutto. Ho amato la storia così tanto da acquistare anche il libro cartaceo e l’ho riletto da capo (che ci volete fare? Sono nata negli anni ’80 e continuo a preferire la cara vecchia carta).
La storia è ambientata a Curon, un piccolo paese della Val Venosta. Un paese che oggi non esiste più: nel suo territorio si trova il lago di Resia, un lago artificiale per la produzione di energia idroelettrica, la cui realizzazione causò la scomparsa dell’antico abitato, che venne ricostruito più a monte agli inizi degli anni ‘50. Soltanto il campanile della vecchia chiesa continua ad emergere dalle acque, tanto da essere divenuto una delle principali attrazioni del luogo.
Credevo che il sapere più grande, specie per una donna, fossero le parole. Fatti, storie, fantasie, ciò che contava era averne fame e tenersele strette per quando la vita si complicava o si faceva spoglia. Credevo che mi potessero salvare. Le parole.
Trina è nata e cresciuta a Curon e ci racconta la sua vita, la sua storia, dagli inizi del ‘900, fino al giorno in cui le acque del lago artificiale hanno sommerso i luoghi in cui è nata e cresciuta.
Resto qui è un libro che non può lasciare indifferenti, perché denso di “ingredienti” (se così possiamo definirli) dal sapore forte, intenso.
Innanzitutto la storia con la S maiuscola, quella che si studia sui banchi di scuola, che si intreccia con le vicende dei personaggi che popolano il racconto di Trina, il quale comincia descrivendoci il clima che si respirava in quei luoghi negli anni ’20.
I fascisti intanto occupavano non solo le scuole, ma i municipi, le poste, i tribunali. Gli impiegati tirolesi venivano licenziati in tronco e gli italiani appendevano negli uffici cartelli con scritto Vietato parlare tedesco e Mussolini ha sempre ragione.
La prima guerra mondiale è appena finita e l’Alto Adige, che fino a pochi anni prima era austriaco, è diventato Italia. Il fascismo cerca in tutti i modi di “italianizzare” quei luoghi, cambiando i nomi delle strade, delle piazze, vietando l’insegnamento del tedesco e discriminando le popolazioni che abitavano quelle valli. Si dà spazio quindi ai sentimenti e al moto di ribellione di una comunità che si vede negare la propria lingua e le proprie radici e che si rifiuta di accettare il potere di un dittatore che non la sa capire.
Successivamente è la Seconda Guerra Mondiale a sconvolgere la vita dei personaggi. C’è chi parte per il fronte e chi resta al paese, chi decide di emigrare una volta per tutte e chi fa come se nulla stesse accadendo, chi si arruola tra le fila di Adolph Hitler e chi invece si rifiuta di chinare il capo e fugge sulle montagne. In ogni caso la guerra segna un punto di non ritorno, la guerra cambia le persone, nel bene e nel male, e nulla sarà mai più come prima.
Con la sofferenza bisogna arrivare fino in fondo, più in fondo di quello che fai tu – gridò – Bisogna arrivare al punto di voler dare la vita ai cani, perché solo così si può ritrovare la pace. Non lo sai che fare un figlio vuol dire mettere in conto i più grandi dolori?
Altro filone, centrale all’interno del romanzo, è quello degli affetti. Resto qui è una storia d’amore: tra uomo e donna, tra padri, madri e figli, tra fratelli, tra migliori amiche, è un romanzo che scandaglia con delicatezza i legami che si creano all’interno del nucleo familiare e soprattutto le gioie e i dolori dell’essere genitori.
Nel giro di pochi anni, il campanile che svetta sull’acqua morta è diventato un’attrazione turistica. I villeggianti ci passano all’inizio stupiti e dopo distratti […] Come se sotto l’acqua non ci fossero le radici dei vecchi larici, le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo. Come se la storia non fosse esistita.
E ovviamente troviamo il tema del legame con la propria terra, con il proprio paese d’origine, un legame che cresce e si fa più saldo, man mano prosegue la costruzione della diga, destinata ad annegare le case di Curon. Il che ci porta a riflettere anche sul tema del progresso, un progresso che si rincorre a ad ogni costo e con ogni mezzo, ma di cui c’è sempre qualcuno che paga il prezzo.
Il tutto condensato in meno di 200 pagine. Tuttavia, lungi dall’essere un romanzo frettoloso e superficiale, Resto qui riesce a farci assaporare tutti questi “ingredienti” uno per uno. Il ritmo è incalzante e la vicenda avanza senza pause. Lo stile è elegante, ma diretto ed essenziale, mai retorico o ampolloso. Un linguaggio che rispecchia l’essenzialità e la schiettezza dei protagonisti, allevatori, falegnami, contadini, le cui vite sembrano forse fin troppo semplici e ingenue, agli occhi di noi moderni cittadini.
Resto qui è un romanzo che consiglierei a chiunque di leggere, promosso quindi a pieni voti!
Che dire infine dell’esperienza audiolibro? Sicuramente nulla batte il buon libro cartaceo, soprattutto mi pesa non poter sottolineare, annotare, appuntare…. Proverò a sperimentare altri generi, più leggeri o d’intrattenimento, magari qualche bel giallo!
Come sempre si accettano suggerimenti 😉
Buone letture!