Titolo: L’isola dell’abbandono
Autore: Chiara Gamberale
Prima edizione: 2019
Lingua originale: Italiano
Genere: Drammatico
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 220
ISBN 978-88-07-03340-7
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Vorrei che mi trovassero così anche fra cento, duemila anni: appesa a quello che oggi mi fa male, tutt’uno con quest’abbandono
La protagonista dell’ultimo romanzo di Chiara Gamberale si chiama Arianna, una disegnatrice di fumetti per bambini che è appena diventata mamma del piccolo Emanuele. La nascita di un figlio la costringe a fare i conti con il suo passato, nel tentativo di sciogliere quei nodi irrisolti che le impediscono di vivere questo momento così speciale in maniera serena.
Arianna ci racconta così in prima persona gli ultimi dieci anni della sua vita. Si è completamente sacrificata e annullata per il suo primo grande amore, Stefano, un uomo evidentemente affetto da bipolarismo e con problemi di tossicodipendenza, incapace, all’interno del rapporto di coppia, di “dare”, ma solo di “prendere”. Mentre Arianna e Stefano sono in vacanza sull’isola di Naxos, lui la abbandona improvvisamente, facendola sprofondare nella più profonda disperazione.
Il romanzo dialoga quindi con il mito greco di Arianna che, dopo aver aiutato Teseo ad uscire dal labirinto del Minotauro, viene abbandonata sull’isola di Naxos: l’isola dell’abbandono. L’espressione “piantare in asso” deriva proprio dalla vicenda di Teseo e Arianna, abbandonata a Naxos proprio come la protagonista di questo romanzo.
Può non pronunciare più il suo nome, può evitare i posti che hanno scoperto insieme: ma ancora non riesce a soffocare quella voce che quando meno se l’aspetta le torna a parlare, a spiegare il mondo così come appare a lui, da un punto di vista a cui lei ancora non riesce a rinunciare.
Ma è proprio in questo periodo così buio che Arianna scopre un nuovo amore, una piccola luce che dentro di lei rimarrà sempre accesa.
Come la stessa autrice ha più volte dichiarato, il romanzo si focalizza quindi su quelli che sono tre momenti cruciali nella vita di una donna: l’innamoramento, la perdita di una persona importante, la nascita di un figlio. Momenti in cui la vita prende il sopravvento, ci strappa il timone dalle mani e si sottrae al nostro controllo, chiedendoci un faccia a faccia con noi stessi.
Ammetto di aver acquistato questo ultimo romanzo di Chiara Gamberale, L’isola dell’abbandono, incoraggiata dalle tante recensioni positive di chi lo ha letto in anteprima. Non si tratta infatti di un genere che amo particolarmente e di conseguenza ho intrapreso la lettura del libro con un po’ di scetticismo, ma decisa a dargli una chance.
Le prime pagine hanno confermato i miei timori iniziali. La storia è narrata in prima persona dalla protagonista i cui ricordi non sono sempre riportati in ordine cronologico, ma così come affiorano nella mente di Arianna. Di conseguenza la narrazione è ricca di salti temporali avanti e indietro, piena di anticipazioni e di allusioni a ciò che verrà raccontato nel dettaglio solo di seguito. Il risultato, soprattutto nelle prime pagine, è un racconto che purtroppo sa un po’ di frettoloso e di confusionario.
Inoltre fin da subito, non sono riuscita ad apprezzare fino in fondo lo stile dell’autrice, secondo me troppo sospirato ed “emotivo” e che caratterizza il romanzo dalla prima all’ultima riga, valorizzando poco i momenti più “alti” e significativi del percorso di autoanalisi che la protagonista fa nel corso del romanzo.
Ho capito che nessuno di noi, purtroppo, può evitare che i nostri figli si sentano derubati da quello che noi saremo o non saremo, gli daremo e non gli daremo… Però se noi, adesso che siamo solo all’inizio, non ci diciamo bugie, se facciamo lo sforzo di rimanere saldi e non permettiamo all’Uragano Figlio di portarsi via le nostre contraddizioni, le nostre impotenze, i nostri più veri, oscuri desideri, se non trasformeremo i nostri figli nella scusa per perdere definitivamente il contatto con quello che davvero siamo, anche se è scomodo, soprattutto se è scomodo, io penso che quando un giorno loro ci chiederanno: che cosa è successo, mamma?, come mai qui, nella mia testa, è tutto per aria? Perché la serratura del mio cuore è stata scassinata, papà?, bè: almeno una risposta da noi ce l’avranno, e non dovranno andare a cercarla da un analista, dall’amore, da una guida spirituale, dall’amore, dai fiori di Bach, dall’amore.
Nonostante tutto va riconosciuto che l’autrice è riuscita a mettere nero su bianco in maniera davvero toccante sentimenti e situazioni in cui ciascuno di noi può riconoscersi: il tema dell’abbandono e il desiderio di lasciarsi andare e di perdersi nel ricordo della persona che non è più al nostro fianco e di non voler lenire il dolore che proviamo perché rappresenta l’unica prova, l’unica traccia del passaggio della persona che abbiamo perso; l’uragano provocato dalla nascita di un figlio, le farfalle nello stomaco e i lampi di felicità che accompagnano la nascita di un nuovo amore; e, ancora, la volontà di aggrapparci ad un amore “malato” che sappiamo essere pericoloso, ma a cui non riusciamo a dire no.
Come se potessimo permetterci il lusso di considerare vittime anche le persone che fanno del male proprio a noi […] mentre quel lusso no, non ce lo possiamo permettere
A proposito di amori “malati” una breve riflessione sulla protagonista. Arianna è una donna che sembra avere paura di essere felice e di vivere un rapporto d’amore “sano”, tanto che per anni si sacrifica per Stefano e, dopo aver lasciato Di, che sembra poterle dare tutto l’amore di cui ha bisogno, intraprende una relazione con Damiano, il suo analista, sposato. Insomma sembra che faccia di tutto per andare alla ricerca di relazioni di coppia che la fanno soffrire.
Proprio per questo motivo non sono riuscita a simpatizzare per nulla con Arianna, a cui avrei voluto dare una scossa e a cui avrei voluto chiedere cosa spinge una persona a rifugiarsi nelle braccia di uomini che sono evidentemente quelli sbagliati. Salvo poi accorgermi che anche io, in passato, sono stata Arianna, a modo mio.
Da questo punto di vista ritengo che il romanzo della Gamberale possa considerarsi riuscito e debba essere letto da tutte quelle donne che si annullano e che mettono a disposizione la loro vita per uomini che non le meritano. Chissà che osservando dall’esterno il personaggio di Arianna, riescano a prendere consapevolezza della necessità di trovare finalmente una via d’uscita da una relazione che non le rende felici.
In conclusione non posso dire che L’isola dell’abbandono non mia sia piaciuto, si tratta sicuramente di un romanzo ambizioso che tratta temi difficili e profondi. Ne consiglio la lettura a coloro che amano questo genere di storie e che apprezzano quella scrittura così sentimentale ed emotiva che ha invece impedito a me di apprezzare fino in fondo questo libro.