Titolo: L’assassinio del commendatore (Libro I – Idee che affiorano)
Autore: Haruki Murakami
Anno di pubblicazione: 2018
Casa Editrice: Einaudi
Genere: Romanzo psicologico
Traduttore: Antonietta Pastore
Pagine: 411
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Tutti i fan di Murakami l’anno scorso hanno atteso con trepidazione L’Assassinio del commendatore, ultimo romanzo del celebre scrittore giapponese, pubblicato dopo quattro anni di silenzio da L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio. Un’uscita circondata da un’aura di mistero, dato che lo stesso Murakami si era limitato a definire L’assassinio del commendatore come “un libro che è più lungo di Kafka sulla spiaggia, ma più corto di 1Q84”, senza anticipare niente di più.
Dopo alcuni romanzi piuttosto brevi, Murakami propone un romanzo ambizioso e corposo, la cui mole ricorda proprio quella di 1Q84. In Giappone il romanzo è stato proposto in due volumi racchiusi in un cofanetto, ma per gli editori occidentali si è posto il problema di come pubblicare l’edizione tradotta al pubblico in tempi brevi: assoldare più traduttori per consegnare entrambi i volumi in un’unica uscita, o dividere l’opera in due parti?
Einaudi ha optato per questa seconda opzione e ha affidato la traduzione dell’intero romanzo ad Antonietta Pastore, grande esperta dell’opera di Murakami. Sebbene la scelta possa considerarsi discutibile e sicuramente sia la meno economica per le tasche di noi lettori, personalmente sono d’accordo con questa soluzione.
È però complicato esprimere un giudizio su un romanzo che si è chiuso in medias res, visto che ancora non ci è dato di sapere dove ci porterà questa storia. Mi limito quindi a darvi un assaggio di quelli che sono i temi principali che si snodano all’interno di questa storia, rimandando approfondimenti e considerazioni finali al 29 gennaio, data in cui è prevista l’uscita in libreria del secondo volume.
Aggrappato ad un asse di legno mi limitavo a seguire la corrente. Tutt’intorno era buio pesto, in cielo non si vedevano né luna né stelle. Finché non mollavo quell’asse di legno riuscivo a stare a galla. Dove mi trovavo? In che direzione stavo andando? Non ne avevo idea.
Il protagonista (e narratore) del romanzo è un uomo di 36 anni che vive unicamente del suo lavoro di pittore. Non si tratta tuttavia di un artista famoso, che espone le sue opere in gallerie prestigiose, ma di un semplice ritrattista, che però ha il dono di saper “leggere” le persone che ha di fronte e di dipingere la loro personalità sulla tela, tanto che i suoi ritratti sono molto richiesti da potenti uomini politici e ricchi imprenditori.
La sua vita subisce un’improvvisa svolta quando la moglie confessa di avere una relazione con un altro uomo e lo abbandona. Il protagonista, incapace di comprendere le ragioni della crisi del suo matrimonio, accetta la decisione della moglie in maniera del tutto remissiva e decide di viaggiare per il Giappone, incapace di intravedere per sé un futuro nuovo.
Quando il protagonista avverte l’esigenza di fermarsi e trovare un luogo in cui stare solo, un amico gli propone di affittare una casa tra i monti, atelier di un pittore famoso, ma ormai anziano e malato.
Col senno di poi ci si rende conto che la vita è davvero strana. Piena di coincidenze strampalate, quasi incredibili, di sviluppi tortuosi e inimmaginabili. Nel momento in cui le cose accadono però, anche a osservare la situazione attentamente in ogni aspetto, nella maggior parte dei casi non ci si accorge che sta accadendo qualcosa di anomalo. Quello che vediamo, nella quotidianità ininterrotta, sono eventi del tutto ordinari, che si svolgono in modo del tutto normale. È possibile che questi eventi non abbiano nessuna logica. Ma per capire se qualcosa sia logico o no, occorre guardarlo a distanza di tempo.
È questo il luogo in cui la vicenda vera e propria prende il via. Mentre l’artista trascorre le sue giornate tra lezioni di pittura agli allievi locali, momenti trascorsi in compagnia delle sue amanti e vani tentativi di ritrovare l’ispirazione, fanno la loro comparsa tre elementi di mistero.
Innanzitutto la scoperta di un quadro sconosciuto del precedente proprietario della casa, intitolato L’assassinio del commendatore, un vero e proprio capolavoro nascosto in un angolo della soffitta. Per quale ragione l’opera fino a quel momento è rimasta nascosta?
In secondo luogo l’incontro con il signor Menshiki, un uomo molto ricco che vive dall’altra parte della vallata e che commissiona al protagonista un ritratto, in cambio di una somma di denaro enorme. Di questi non si sa niente: né che lavoro faccia, né come abbia fatto a venire a conoscenza del protagonista, né quali siano le sue reali intenzioni.
Infine il suono di una campanella che a notte fonda, sempre alla stessa ora, riecheggia nella vallata e sembra provenire da un tumulo di pietre costruito in epoca lontana nei dintorni della casa.
Questi elementi di mistero si intrecciano tra loro e quello che per il protagonista doveva essere un periodo di pace, di tranquillità e di evasione dalla quotidianità, si trasforma in un’esperienza che, evidentemente, imprimerà una svolta decisiva alla sua vita.
Spesso non capiamo bene dove passa il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Pensiamo che la linea di demarcazione tra ciò che esiste e ciò che non esiste sia mobile, come una frontiera che si sposta di sua volontà. a questi spostamenti dobbiamo prestare la massima attenzione. altrimenti non capiamo più da quale parte ci troviamo.
L’assassinio del commendatore comincia come un romanzo realistico, in cui gli eventi si susseguono in modo molto lento. Successivamente, come ci si aspetta da Murakami, prende forma un mondo in cui si mescolano sogno e realtà, fatto di visioni e presenze surreali, in cui non mancano riferimenti alla musica classica e dove la dimensione sentimentale e quella erotica assumono un ruolo centrale nella vita dei protagonisti.
Insomma, per ora un Murakami all’altezza delle aspettative e un romanzo che sembra avere tutti gli ingredienti che hanno reso inconfondibili le storie di questo amatissimo scrittore. Non mi resta che darvi appuntamento in libreria per il 29 gennaio e, nell’attesa, vi auguro come sempre una buona lettura!
Prima volta che leggo Murakami. Il libro interessante, lento l inizio, poi la lettura riesce a scorrere pi agevolmente. Non sono rimasto particolarmente colpito dalla scrittura e dalla trama (a tratti onirica, a tratti surreale), ma nel libro talora affiorano idee che inducono a sogno e riflessione Ho letto tutto quello che si poteva leggere di questo autore, semplicemente fantastico, non si smentisce mai!!!
Io adoro Murakami, ma personalmente preferisco i libri un po’ più agganciati alla realtà, come “Norvegian Wood” o “L’incolore Tazaki Tzukuru e i suoi anni di pellegrinaggio”, mentre il secondo volume di questo romanzo ci trasporta in una dimensione totalmente altra e di conseguenza non l’ho amato particolarmente… ma è questione di gusti!