Titolo: La variante di Lüneburg
Autore: Paolo Maurensig
Prima edizione: 1993
Lingua originale: Italiano
Casa editrice: Adelphi
Pagine: 158
ISBN: 978-88-459-1819-3
Prezzo: 10,00
Valutazione: 3/5
Buongiorno lettori!
Luglio volge orami al termine e daremo presto il benvenuto ad agosto, il mese vacanziero per eccellenza, sono perciò felicissima di parlarvi di un libro che secondo me è perfetto per le vostre vacanze: La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig, edito Adelphi.
Ho conosciuto Paolo Maurensig con Il diavolo nel cassetto, romanzo che ho acquistato perché (lo ammetto) irresistibilmente attratta dalla sua copertina, una lettura che mi ha colpito al punto da ripromettermi di leggere altri romanzi di questo autore, e perché non cominciare proprio con il titolo che ha consacrato Maurensig al successo?
La variante di Lüneburg, pubblicato per la prima volta nel 1993, si apre con la morte di Dieter Frisch, un ricco e stimato uomo d’affari e grande appassionato di scacchi, che viene ritrovato morto dalla servitù nella sua villa, poco lontano da Vienna. Ad ucciderlo un colpo di pistola alla testa, l’ipotesi più plausibile è quella del suicidio.
Sul suo tavolo da lavoro una strana scacchiera, realizzata con logori pezzi di stoffa bianchi e neri cuciti insieme, su cui, al posto delle classiche pedine, sono disposti dei bottoni a comporre una partita in pieno corso di svolgimento.
Cosa ha spinto il signor Frisch a compiere quel terribile gesto? E perché, poco prima di togliersi la vita, l’uomo avrebbe scelto dalla sua rinomata collezione di scacchiere un cumulo di stracci e bottoni?
Comincia allora un lungo flashback, che ricostruisce le ultime ore di vita di Frisch, le ultime mosse di una partita a scacchi durata tutta la vita, cominciata decenni prima e che non poteva essere lasciata in sospeso.
Come ben sapete, Alëchin sosteneva che gli scacchi sono un’arte, mentre Capablanca li vedeva come pura tecnica; per Lasker, invece, gli scacchi significavano lotta.
Quello che all’inizio sembra essere un giallo, con tanto di cadavere ritrovato in una stanza chiusa dall’interno, si trasforma poco a poco in un romanzo che mette in scena l’eterna lotta tra il bene e il male (tra il bianco e il nero). Sullo fondo la Germania nazista, la tragedia dei campi di sterminio e la Seconda Guerra Mondiale.
Un romanzo che si articola su tre piani temporali diversi: la voce narrante ci descrive il ritrovamento del cadavere di Dieter Frisch e i suoi ultimi giorni prima della morte; a seguire la voce di uno dei personaggi con il suo racconto nel racconto, che ci porta di qualche anno indietro nel tempo; poi di nuovo la voce narrante e un ulteriore salto nel passato, alla metà del secolo scorso.
Tre personaggi e grandissimi maestri di scacchi, tre punti distinti sulla linea del tempo, sono in realtà pedine che giocano la stessa partita, destinate a correre inesorabilmente verso il finale.
Quali sono gli aspetti positivi di questo romanzo?
Sicuramente la struttura ad incastro: in poche pagine (poco più di 150), l’autore riesce a dare vita ad un intreccio denso e coinvolgente, capace di catturare il lettore fin dalle prime righe.
In secondo luogo il tema degli scacchi che si presta qui, come in altri romanzi, a molteplici interpretazioni simboliche. Da un lato lo scontro tra bianchi e neri rappresenta, ad un livello più superficiale, lo scontro tra due nemici giurati; dall’altro la partita a scacchi è una perfetta metafora della vita: ogni mossa ha il suo peso specifico, ogni attacco e contrattacco determinano le mosse successive, ogni variante ne esclude mille altre.
Chi ci può assicurare con certezza che il nostro comportamento, o anche soltanto il nostro pensiero, non provochi inconsapevolmente delle catastrofi?
Senza contare l’ossessione che i personaggi nutrono per questo gioco così apparentemente innocuo. Tutti loro sono vittime di un gioco a cui si avvicinano casualmente, per poi accanirvisi fino alla totale dipendenza e andare incontro alla rovina.
E se a volte il giocatore viene raffigurato nelle sembianze di un vegliardo dalla fronte corrucciata, questa è solo la rappresentazione emblematica di un’attività in cui si bruciano i giorni, gli anni, l’esistenza stessa, in una sola inestinguibile fiamma. In cambio, paradossalmente, il giocatore di scacchi assapora l’arrestarsi del tempo in un’ansia di eterno presente.
Cosa invece non mi ha convinto di questa storia?
Innanzitutto la parte descrittiva relativa ai campi di sterminio, che risulta poco sentita e poco coinvolgente. Sarà che di testi che affrontano il tema della Shoah ce ne sono tantissimi e molti, oltre ad essere usciti dalla penna di chi ha vissuto sulla propria pelle l’esperienza del lager, sono anche di altissimo valore letterario. Non che si debba smettere di scrivere a proposito di certi temi (anzi), ma risulta altresì impossibile non fare il confronto con autori che hanno fatto della “memoria” la loro missione.
In secondo luogo il libro corre velocemente verso un finale che, per di più, comincia ad intravedersi diverse pagine prima della conclusione. Avrei apprezzato un maggiore livello di approfondimento, sia per quanto riguarda le dinamiche dell’intreccio, sia per quanto riguarda l’analisi psicologica dei personaggi, Frisch in particolare.
In conclusione La variante di Lüneburg, con il suo stile piano e scorrevole, è il romanzo perfetto per le vacanze o per uscire dal blocco del lettore: intrigante e avvincente, anche se senza eccessive pretese.
Buone letture!
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