Titolo: La ferrovia sotterranea
Autore: Colson Whitehead
Prima edizione: 2016
Lingua originale: Inglese
Genere: Storico
Casa editrice: SUR
Pagine: 376
ISBN 978-88-6998-087-9
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Alla piantagione dei Randall Cora aveva sentito tante volte Michael recitare la Dichiarazione d’Indipendenza. Non capiva le parole, o quantomeno ne capiva una minima parte, ma quel creati uguali non le sfuggiva. Gli uomini bianchi che avevano scritto quel testo non lo capivano neanche loro, se tutti gli uomini per loro non significava davvero tutti gli uomini.
Cora è una giovane ragazza di origine africana, nata e cresciuta in Georgia, in una piantagione di cotone. La vicenda è ambientata presumibilmente tra gli anni ’50 e ’60 dell’Ottocento, quando l’economia degli stati del sud si basava prevalentemente sullo sfruttamento della manodopera degli schiavi di colore, trattati come animali e costretti a vivere in condizioni disumane.
Cora e l’amico Caesar decidono di scappare insieme dalla piantagione e di fuggire verso gli stati del Nord, per ricominciare a vivere da uomini liberi. I due intraprendono questo lungo e pericoloso viaggio verso la libertà, inseguiti da uno spietato cacciatore di taglie, servendosi di una misteriosa ferrovia sotterranea, gestita da una rete di abolizionisti che, mettendo in pericolo la loro stessa vita, aiutano gli schiavi in fuga a realizzare i propri sogni di libertà.
Non possiamo salvare tutti. Ma questo non significa che non possiamo provarci. A volte un’illusione utile è meglio di una verità inutile. Non crescerà nulla di commestibile in questo freddo gelido, ma possiamo comunque coltivare dei fiori.
La ferrovia sotterranea è un romanzo che è sia storico che fantastico. Storico perché seguendo la vicenda della protagonista il lettore può costruirsi un quadro della società americana del XIX secolo, una società contraddittoria, costruita sulle basi dei principi illuministi secondo cui tutti gli uomini sono liberi e uguali, ma la cui economia poggiava (soprattutto negli stati del Sud) sullo sfruttamento della schiavitù.
L’autore, soprattutto nelle prime pagine ci fornisce un vero e proprio resoconto di quanto accadeva nelle piantagioni, dove non si raccoglieva solo il cotone sotto il sole cocente per ore ed ore, giorni e giorni, ma si viveva anche in un’atmosfera palpabile di paura e terrore per le violenze a cui si era soggetti se non si obbediva alle regole imposte. Questo non solo nel rapporto gerarchico tra bianchi e persone di colore, ma anche tra queste ultime e i loro pari.
Man mano che la vicenda di Cora si dipana e attraversa il Sud degli Stati Uniti, l’autore ci mostra anche i diversi volti sotto cui si presenta il razzismo e le varie forme che assume la discriminazione nei confronti delle persone di colore.
Se volete vedere com’è fatto davvero questo paese, dovete prendere il treno. Mentre andate a tutta velocità guardate fuori, vedrete il vero volto dell’America.” Era tutto uno scherzo, allora, fin dall’inizio. Nei suoi viaggi, fuori dal finestrino c’era solo il buio, e solo quello ci sarebbe sempre stato.
Allo stesso tempo però La ferrovia sotterranea è anche un romanzo fantastico. Il titolo allude infatti alla cosiddetta Underground Railroad, una rete informale di itinerari segreti e luoghi sicuri, utilizzati dal XIX secolo dagli schiavi neri negli Stati Uniti per fuggire negli stati liberi e in Canada con l’aiuto degli abolizionisti che erano solidali con la loro causa.
Nel romanzo di Whitehead questa rete clandestina si presenta come una ferrovia sotterranea vera e propria, una sorta di metro che, nascosta nel sottosuolo, trasporta i fuggiaschi da una stazione all’altra, fino a condurli negli stati liberi. L’autore, che ha dichiarato di aver preso spunto da Gabriel Garcia Marquez, ha dato vita a quello che si può definire realismo magico, trasformando una metafora in una realtà concreta, attribuendogli un significato letterale.
La scrittura di Colson Whitehead è scorrevole ed equilibrata e dà vita ad un romanzo denso, ma allo stesso tempo scorrevole e piacevole. Il romanzo alterna infatti momenti dal ritmo più serrato, in cui gli eventi sembrano precipitare l’uno dopo l’altro (e in cui non si vorrebbe mai smettere di leggerlo), a momenti in cui la vicenda si fa meno incalzante e si lascia spazio a descrizioni accurate di persone e paesaggi.
I dialoghi sono secchi e taglienti e frequenti sono i colpi di scena e le rivelazioni improvvise, elementi che conferiscono alla narrazione un taglio che possiamo definire cinematografico.
La vicenda è narrata principalmente dal punto di vista di Cora, ci si aspetta quindi che tutto sia filtrato attraverso la lente della sua emotività. In realtà non è così, la narrazione mantiene sempre un tono estremamente razionale, quasi distaccato, eppure la vita di Cora è un continuo susseguirsi prove difficili e dolorose.
Ma forse è proprio questo il motivo per cui l’autore ha scelto questo stile così poco “emotivo”: Cora ha sofferto così tanto fin dai primi anni di vita, che è come se si fosse costruita attorno una corazza inattaccabile dai sentimenti e dalle emozioni. Il suo atteggiamento così distaccato, quasi freddo e privo di emozioni, colpisce soprattutto nella prima parte del libro, in cui le condizioni di vita nella piantagione e il trattamento a cui sono sottoposti gli schiavi vengono descritti con molta freddezza, come si trattasse di fatti normali… e in effetti per Cora, che non ha mai conosciuto la libertà, lo erano.
Nonostante tutto però è impossibile non affezionarsi alla protagonista e fare il tifo per lei, soprattutto nei momenti più difficili, sperando che riesca a superare ogni ostacolo.
Il romanzo La ferrovia sotterranea è stato insignito di due riconoscimenti importantissimi: il Pulitzer e il National Book Award, entrambi nel 2017. Erano vent’anni che un romanzo non vinceva, nello stesso anno, entrambi i premi.
Consiglio assolutamente la lettura di questo bel libro. Innanzitutto perché si tratta di una storia avvincente e coinvolgente, ingrediente indispensabile per un buon romanzo, e in secondo luogo perché ci permette, attraverso la ricostruzione della storia di quegli anni, di renderci conto di quanto il razzismo, le violenze e le discriminazioni verso chi è diverso siano ancora oggi presenti nella nostra società, a più di 150 anni dall’epoca in cui la storia è ambientata.