Titolo: Il mondo deve sapere
Autore: Michela Murgia
Prima edizione: 2006
Lingua originale: Italiano
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 163
Prezzo: 12,00 euro
ISBN 978-88-06-23095-1
Valutazione 4/5
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Come immagino molti di voi già sappiano, di professione faccio l’insegnante e dal momento che durante l’estate ho molto più tempo libero, oltre che recuperare le letture che non sono riuscita a fare durante l’anno, mi dedico anche alla ricerca di libri da proporre alle mie classi. Insomma si cerca sempre di fare il possibile per risvegliare l’interesse dei ragazzi nei confronti di quella pratica sconosciuta che è la lettura.
Più nello specifico i miei ragazzi frequentano un istituto professionale, di conseguenza faranno presto il loro ingresso nel mondo del lavoro, quindi ero alla ricerca di un libro che potesse risvegliare il loro interesse riguardo a questo tema. Così mi sono imbattuta in Il mondo deve sapere di Michela Murgia, e dopo essermi sentita tremendamente in difetto per non averlo mai letto (il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2006) ho subito rimediato… e devo dire che ne è valsa la pena.
Quel blog del 2006, che poi è divenuto questo libro, ha rappresentato la prima circostanza in cui ho usato la scrittura, come mezzo per reagire a qualcosa contro il quale nessun’altra reazione sembrava possibile.
Innanzitutto chiariamo subito: Il mondo deve sapere non è un romanzo, ma piuttosto consiste nella pubblicazione di un blog. L’autrice infatti, dopo essere stata assunta nel call center della multinazionale Kirby, produttrice del famigerato “mostro-aspirapolvere”, decide di riportare online la sua esperienza, condividendo con i suoi lettori la quotidianità del girone infernale del telemarketing.
Perché alla fine ha ragione Stephen King, l’orrore è nel quotidiano, non è nel mostro che viene dallo spazio, è nella tazzina di caffè che non hai bevuto perché ha squillato il telefono.
Il libro è scritto con un tono esilarante, di modo che risulti divertente, tanto che è stato paragonato ad una sitcom televisiva. Tuttavia dopo aver riso, è inevitabile fermarsi a pensare e, subito dopo, provare un senso di indignazione nei confronti di un mondo, quello del precariato, che ha sacrificato milioni di intelligenze, di idee, di potenzialità all’avidità di una parte del mondo industriale, quello che conta davvero, fatto di manager convinti che la vita delle persone non sia una risorsa, ma un costo da ridurre […].
Nel call center della Kirby, le ragazze sono pagate 230 euro lordi al mese, più 6 euro in aggiunta per ogni appuntamento fissato. Tutto è organizzato in modo da innescare una malsana competizione tra colleghi, facendo sentire dei perdenti, dei falliti, coloro che non fanno del Kirby la loro unica ragione di vita e non riescono a raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’azienda (fissare un numero minimo di appuntamenti, o vendere un numero minimo di aggeggi aspirapolvere).
L’autrice inoltre ci descrive, dal suo punto di vista, i rapporti che si instaurano, in un simile ambiente di lavoro, tra colleghe e con i superiori, e ci racconta le “sedute” motivazionali con i vertici dell’azienda a cui i dipendenti si devono prestare.
Leggendo Il mondo deve sapere si evince che, secondo l’autrice, il problema di questo tipo di lavoro non è solo il contratto co.co.pro che, come dice l’autrice, ad un certo punto diventa un’uscita di sicurezza, perché ci si consola pensando che questo tipo di lavoro non sarà per sempre, ma la politica spietata e manipolatrice che caratterizza molte delle aziende di oggi.
Le scienze umane della psicologia sociale in mano a questa gente diventano armi di distruzione di massa
Le pagine più divertenti sono senza dubbio quelle in cui vengono classificate le diverse tipologie di donne-casalinghe. Per ognuna di queste la telefonista di successo dispone di una serie di frasi studiate a tavolino, appositamente studiate per vincere le resistenze di chi sta dall’altra parte della cornetta, facendo leva sulle sue debolezze o insicurezze. Quante volte è capitato anche noi di lasciarci irretire da un bravo venditore? Ragion per cui è facile riconoscersi, almeno in parte, in almeno una di queste categorie.
Il che mi ha portato a fare una riflessione più ampia su quanto siano efficaci le strategie di marketing che fanno leva sull’immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali. E se si tratta di telemarketing il danno è ancora arginabile, basta agganciare la cornetta. Quanto sono invece più pericolose tutte quelle forme di marketing che fanno leva sulle informazioni personali che ciascuno di noi dissemina in internet e soprattutto sui social network?
Il mondo deve sapere è un libro piuttosto breve, quindi, anche se l’impianto non è narrativo (non viene raccontata una storia, ma descritta una situazione) si legge con piacere. L’ingrediente principale è sicuramente l’ironia (e quanto ad ironia Michela Murgia è una vera e propria maestra), ma allo stesso tempo ha il pregio di offrire molti spunti di riflessione, a distanza di oltre dieci anni dalla sua prima pubblicazione.
Consigliato!