Titolo: Splendi come vita
Autore: Maria Grazia Calandrone
Prima edizione: 2021
Lingua originale: Italiano
Casa editrice: Ponte alle grazie
Pagine: 224
ISBN: 9788833315973
Prezzo: 15,50
Valutazione: 4/5
Buongiorno lettori! Il primo candidato al Strega 2021 di cui vi parlo è Splendi come vita di Maria Grazia Calandrone, edito Ponte alle grazie.
Maria Grazia Calandrone è, prima che un’autrice di romanzi, una nota giornalista, ma soprattutto una poetessa e questo romanzo, Splendi come vita, di fatto si colloca a metà strada tra la prosa e la poesia.
Si tratta di un romanzo autobiografico in cui l’autrice racconta la sua storia e in particolare ricostruisce il suo legame con la famiglia che è composta dalla madre, dal padre e dalla nonna paterna.
Sono figlia di Consolazione, bionda Madre elettiva, da me fragorosamente delusa.
Madre e Padre, l’autrice si riferisce i questo modo ai suoi genitori, non sono i suoi genitori biologici, bensì i suoi genitori adottivi. La sua madre naturale si è suicidata gettandosi tra le acque del Tevere quando lei aveva solo otto mesi e quasi immediatamente Maria Grazia è stata adottata dai Calandrone.
Per quanto riguarda la figura paterna, questa svolge un ruolo rilevante nella prima parte del romanzo. Il padre però verrà a mancare molto presto, quindi l’immagine paterna si cristallizza e resta ferma all’infanzia e alla preadolescenza dell’autrice. Si tratta quindi di un padre che in un certo senso viene “mitizzato” come è normale che sia agli occhi di una bambina e non subisce un’evoluzione.
Il romanzo si focalizza però principalmente sul rapporto che lega l’autrice alla madre. Rapporto che invece evolve profondamente nel corso del tempo, perché le due si allontanano progressivamente. Di solito ad allontanarsi dalle madri sono i figli, in questo caso invece l’autrice ama Madre e cerca la sua vicinanza, cerca di renderla fiera e orgogliosa.
Ognuno organizzi il suo rifugio nello scenario dell’inferno
E’ invece la madre a scavare un solco profondo tra lei e la figlia, non perché non le voglia bene, ma perché il suo amore è, per così dire, avvelenato dalla gelosia, dalla convinzione che la figlia non la ami, in altre parole da ansie, angosce, fantasmi interiori che le impediscono di relazionarsi alla figlia in modo sereno e le impediscono di vedere, di riconoscere alle sofferenze che le sta infliggendo
Questo romanzo è una confessione, una lettera, in cui l’autrice da voce proprio al dolore e alla rabbia che ha covato dentro per via di questa storia d’amore mancata e, al di là delle tematiche forti che affronta, è interessante anche per il modo in cui è scritto.
I non amati sono i mesti sovrani del proprio destino, nel museo vivente della terra. Tanto più verosimile se Disamore emana da un corpo flagrante radioattivo e radioso di Madre
Vi ho detto prima che il romanzo si colloca a metà strada tra la prosa e la poesia e in effetti il linguaggio dell’autrice è, in una parola, “poetico”.
I capitoli innanzitutto sono molto brevi, un paio di pagine al massimo, ma spesso si riducono a poche righe. Le frasi sono altrettanto essenziali, lapidarie e il lessico è molto evocativo ed emotivo.
Emotivo nel senso che l’autrice non racconta la sua vita descrivendo nei dettagli gli avvenimenti, ma ci lascia intravedere qualche fotogramma, traccia delle pennellate che molto spesso non riportano i fatti, questi li deve ricostruire e intuire il lettore, ma queste pennellate ci trasmettono una sensazione, un’emozione, un colore. Sono molte le cose non dette, a cui l’autrice allude con delicatezza e anche con una certa dose di ironia.
Spesso poi l’autrice va a capo, spezza le frasi, le righe per mettere in evidenza certi termini, certe parole, anche questo, oltre al linguaggio evocativo ed emotivo, è un elemento tipico della poesia.
Che dire di questo romanzo? All’inizio non ne ero entusiasta devo dire la verità, nel senso che lo stile dell’autrice, il mix di prosa e poesia a ci ha dato forma non mi ha convinta immediatamente. Mentre proseguendo, la lettura la storia mi ha coinvolta molto e mi ha convinto maggiormente anche lo stile in cui è scritta.
Ho avuto come l’impressione che con il passare delle pagine la scrittura abbia trovato il giusto equilibro: mentre all’inizio mi è sembrata costruita, con lo scorrere delle pagine mi è sembrata sempre più convincente e coinvolgente.
Non escludo che questo cambiamento in realtà sia avvenuto in realtà nella mia testa, perché è molto probabile che entrando nel vivo del romanzo ed empatizzando con l’autrice, toccando con mano il suo dolore, la sua tristezza, io sia riuscita anche a familiarizzare meglio e ad apprezzare certe scelte stilistiche.
Come prima lettura a tema Premio Strega non c’è male: romanzo bello e consigliato! Ovvio che certe tematiche, come l’abbandono, o il difficile rapporto con i genitori, ci colpiscono in modo molto diverso, a seconda del nostro vissuto e della nostra sensibilità, perché si vanno a toccare corde molto intime. Quindi consiglio questo libro, in generale a tutti, ma soprattutto a chi sente particolarmente vicine queste tematiche, proprio perché in queste pagine vengono affrontate in modo diretto ma allo stesso tempo in modo pacato.
Buona lettura!
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