Titolo: Tutto chiede salvezza
Autore: Daniele Mencarelli
Prima edizione: 2020
Lingua originale: Italiano
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 170
ISBN: 788804721987
Prezzo: 19,00
Valutazione: 4/5
Cari lettori,
benvenuti a questa prima tappa della maratona dedicata al Premio Strega 2020.
Il romanzo da cui ho deciso di iniziare questa avventura è Tutto chiede salvezza, pubblicato da Mondadori lo scorso febbraio.
L’autore è Daniele Mencarelli, pluripremiato dalla critica per il suo romanzo d’esordio, La casa degli sguardi, edito sempre da Mondadori nel 2018.
Tutto chiede salvezza è un romanzo autobiografico, il protagonista è infatti l’autore che ci racconta un’esperienza realmente vissuta: nel 1994, l’anno dei mondiali di calcio, Daniele, appena ventenne, in seguito ad una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto al TSO e trascorre 7 giorni di internamento coatto in un reparto psichiatrico.
Daniele condivide la stanza con altri cinque pazienti. Si tratta di uomini difficili, provati, ciascuno a modo suo, da esperienze che li hanno resi fragili, instabili, in una parola, diversi da coloro che si definiscono “normali”.
Daniele inizialmente assume un atteggiamento di distacco e diffidenza: ha paura di loro, teme che possano fargli del male, ma soprattutto teme, guardandoli, di vedere se stesso, e di scorgere il suo futuro di “pazzo”, sconfitto dalla vita.
Invece, dopo le prime iniziali diffidenze, Daniele si schiude, si relaziona con ciascuno di essi e riesce in qualche modo a condividere con loro i suoi vissuti, le sue emozioni e le ragioni della sua “follia”.
A far abbassare la guardia è la consapevolezza di trovarsi in mezzo a persone che sono in tutto e per tutto simili a lui, la certezza di non essere giudicato e il sollievo di poter essere se stesso senza per questo venire additato. Daniele, a sua volta, si scopre capace di ascoltare e di prendersi cura dei suoi fratelli offerti dalla vita e si rende conto che ciò che lo lega a quei cinque, è forse il legame di amicizia più “vero” che abbia stretto finora.
Quei cinque pazzi sono la cosa più simile all’amicizia che abbia mai incontrato, di più, sono fratelli offerti dalla vita, trovati sulla stessa barca, in mezzo alla medesima tempesta, tra pazzia e qualche altra cosa che un giorno saprò nominare.
Un tema, quello dell’autenticità dei rapporti umani, che ci riguarda tutti da vicino. Quante volte cerchiamo di mostrarci per quello che non siamo? Nascondendo le nostre fragilità, i nostri difetti, o le nostre mancanze? E quanto sono preziosi e appaganti invece quei legami che ci permettono di essere noi stessi? Quanto è facile giudicare gli altri dall’apparenza, o seguendo il gregge? E quanto invece è piacevole poi ricredersi e concedere una seconda chance?
A fare da contraltare alla bellezza del rapporto che lega i sei compagni di viaggio, sono la freddezza e la durezza che caratterizzano il personale medico. In particolare spiccano le figure di Pino, un infermiere dal cuore indurito, del dottor Mancino, scontento e probabilmente annoiato dalla sua professione, e del dottor Cimaroli, l’unico ad assumere nei confronti dei pazienti un atteggiamento di cura. Uomini privi di vocazione o che, semplicemente hanno fatto dell’indifferenza e della durezza le loro armi di difesa, la loro maniera di “sopravvivere”.
Bravo. E’ così che si vive. Con un giubbotto antiproiettile calato sul cuore, invisibile. Un talento del genere non si compra, è un dono della natura, purtroppo.
Daniele invece è un ragazzo che non riesce ad essere freddo e distaccato. La vita, la morte, il dolore non riescono a lasciarlo indifferente. Daniele è alla costante ricerca di un senso, un senso da attribuire al bene e al male che lo circondano. Da questa incessante ricerca trae origine il suo disagio, la sua infelicità e il suo essere “depresso”. Daniele di fronte alla morte e di fronte al dolore, chiede salvezza (da qui il titolo del libro) e non riesce a rassegnarsi al fatto che nulla abbia significato.
Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza.
Una preghiera che è particolarmente adatta a descrivere quanto stiamo provando tutti in questi giorni bui. Stiamo assistendo impotenti alla malattia e alla sofferenza di persone care. Anche noi chiediamo salvezza.
Credo che ciascuno di noi abbia fatto, almeno una volta nella vita, le stesse riflessioni di Daniele, si sia posto le sue stesse domande, abbia avvertito il suo stesso disagio. L’autore, secondo me, attraverso questo romanzo, ha voluto rappresentare non solo se stesso, una sua esperienza personale, ma ha dato voce ad un anelito che, più o meno celato, più o meno consapevole, alberga nell’animo di ciascuno.
Interessanti anche le riflessioni che l’autore fa, per bocca di Mario, il più “saggio” del gruppo, a proposito della facilità con cui oggi con troppa facilità si etichetta come “depresso”, “bipolare” e, in generale, come “malato” chi semplicemente è più fragile e magari a soli vent’anni si interroga sul senso della vita e della morte. La ragione di questa medicalizzazione del disagio psichico ha a che fare con l’esigenza della società di “incasellare” tutto e relegare ciò che la scienza non riesce a contenere, catalogare e, quindi, targettizzare:
Perché un uomo che si interroga sulla vita non è più un uomo produttivo, magari inizia a sospettare che l’ultimo paio di scarpe alla moda che tanto desidera non gli toglierà quel malessere, quell’insoddisfazione che lo scava dentro. Un uomo che contempla i limiti della propria esistenza non è malato, è semplicemente vivo.
Tutto chiede salvezza, è un romanzo denso, emotivamente impegnativo. allo stesso tempo è anche un romanzo che io trovo davvero ben scritto, perché affronta un tema difficile, quale è quello della malattia mentale, in modo estremamente “delicato”, senza eccessi. Ho sorriso immaginandomi i dialoghi, tutti riportati in romanesco, del Daniele personaggio e ho apprezzato lo stile poetico, essenziale ed evocativo del Daniele narratore.
Una lettura breve ma intensa, interessante e piacevole che consiglierei agli adulti, ma anche ad un pubblico più giovane!
Buona lettura!
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Alfredo
“Tutto chiede salvezza” è un romanzo bellissimo perchè esistenzialmente affascinante in cui la fragilità umana, che in questo caso riguarda il proprio esserci nel mondo con tutte le sue sofferenze e croci, non costituisce un limite di cui liberarsi ma un mondo da attraversare per scoprire il nostro vero volto. Essa, per l’autore,che racconta se stesso, diventa un principio di conoscenza nuova del mondo e perciò, una nuova chiave ermeneutica della stessa psichiatria, senza nulla togliere alla sua scientificità. Il romanzo si colloca, oltre tutto ciò che ha detto l’autrice di questo blog, nella grande tradizione storica dei romanzi classici dell’800′, come i Promessi Sposi e i Miserabili che raccontavano le vicende del loro tempo attarverso i personaggi che non hanno voce, i rietti della società. L’autore con la delicatezza e la capacità espressiva che gli è propria è riuscito a tratteggiare i volti di persone che non avrebbero mai avuto l’onore della cronaca se non per fatti ciminali mettendone in evidenza l’umanità che traspare al di là della malattia. Spero che vinca.