Titolo: Ragazzo italiano
Autore: Gian Arturo Ferrari
Prima edizione: 2020
Lingua originale: Italiano
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 320
ISBN: 978-88-07-03376-6
Prezzo: 18,00
Valutazione: 3/5
Ragazzo italiano è il primo romanzo di Gian Arturo Ferrari, una delle figure più eminenti del panorama editoriale italiano.
Nato nel 1944, Ferrari si è diviso per molti anni tra l’insegnamento universitario, presso l’università di Pavia, e il mondo dell’editoria: ha lavorato alla Est Mondadori, ha collaborato con Paolo Boringhieri ed è stato direttore dei Libri Rizzoli.
Tornato in Mondadori, nel 1989 decide di dedicarsi esclusivamente all’editoria libraria: è stato direttore generale della divisione Libri Mondadori, ha presieduto il Centro per il Libro e la Lettura, è stato vicepresidente di Mondadori Libri. Oggi è editorialista del Corriere della Sera e nel 2014 ha pubblicato Libro, un omaggio a quello che è per eccellenza il nostro principale strumento di conoscenza e di indagine.
Ragazzo italiano ci racconta la storia di Ninni (poi Piero), dalla sua prima infanzia fino al suo ingresso nell’età adulta. Ninni/Piero è nato in concomitanza della fine della Seconda Guerra Mondiale, quindi la vicenda si snoda durante gli anni del secondo dopoguerra: anni in cui l’Italia prova con fatica a risollevarsi e a fare il suo ingresso nel mondo dell’industria e della modernità.
Ninni/Piero nasce a Zanegrate (ma la sua famiglia si trasferisce presto nella grande Milano), tuttavia ogni anno trascorre le vacanze dalla nonna materna a Querciano, un piccolo paese della campagna emiliana.
Il romanzo è suddiviso in tre sezioni: Bambino, Ragazzino e Ragazzo e la parola chiave con cui potremmo riassumerlo è (ovviamente) cambiamento: a cambiare è Ninni, che crescendo definisce la sua personalità e dà forma alla sua identità; a cambiare sono le dinamiche familiari e i rapporti che lo legano alla madre, al padre e alla sorella; a cambiare è l’Italia, che in questo periodo è nel pieno di una rivoluzione economica e, quindi, sociale e con lei cambiano ovviamente lo stile di vita e le abitudini degli italiani.
Sebbene Ninni sia sempre al centro della scena e la narrazione sia focalizzata esclusivamente su di lui, la vera protagonista di questo romanzo è proprio l’Italia: un’Italia che cerca di lasciarsi alle spalle il ventennio fascista e la guerra appena conclusa e si protende verso il futuro, tra mille speranze e mille difficoltà. La storia di Ninni non rappresenta altro che un punto di vista privilegiato, una prospettiva particolare, da cui osservare questo cammino, lento, ma inesorabile.
L’autore scandaglia tutti gli aspetti di questa fase di grande cambiamento. In primo luogo ci vengono descritte le dinamiche politiche in atto in quel periodo: gli attori sulla scena sono la DC, i socialisti, i comunisti e, anche se si muovono nell’ombra, i fascisti, che continuano a sostenere gli ideali del ventennio.
E la conversazione rimase sul tema della guerra, dove tutti avevano qualcosa da dire. Ma con cautela, tenendosi sulle generali. Compatimento e condivisione delle sofferenze passate, ma senza troppi particolari. Ci voleva poco a toccare tasti delicati, a ferire. O a essere feriti. Perché non si poteva mai dire. Non si poteva mai sapere chi si aveva davanti. Che cosa aveva fatto, che cosa aveva visto. Da quale parte stava.
In secondo luogo l’autore ci fa toccare con mano la situazione economica che caratterizzava l’Italia del nord in quegli anni: il passaggio da un’economia agricola ad un’economia industriale, la povertà diffusa e il tentativo di sconfiggerla tramite il risparmio il duro lavoro, le difficoltà di chi si trasferisce nella grande città e prova ad esserne parte e a non restare ai suoi margini.
Non proprio tutti ma quasi tutti lo facevano, lavoravano dalla mattina alla sera, si ammazzavano di lavoro. Se,brava che lo facessero di gusto, ma forse era una febbre, un’intossicazione, un desiderio disperato di lasciarsi alle spalle il passato, di uscirne una volta per tutte, di dimenticare quel che avevano visto e vissuto, di costruirsi un futuro davvero nuovo.
Nella seconda, ma soprattutto nella terza sezione del romanzo si descrive il boom economico: lentamente nelle case degli italiani si fanno strada gli elettrodomestici, la televisione, l’automobile! Nascono nuove abitudini, come quella di trascorrere la domenica fuori porta, o addirittura di andare in villeggiatura durante l’estate.
Le macchine! Decine, centinaia, migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia. Annidate ovunque, ronzanti spavaldamente per le strade dove prima si giocava, pronte a uscire ogni mattina come api dalle arnie per andare a bloccare gli onesti tram con i loro più onesti passeggeri.
A cambiare è anche il mondo della scuola, che da luogo di diseguaglianza, in cui i voti vengono assegnati sulla base della classe sociale di appartenenza, si trasforma in un’occasione di riscatto, oltre che di crescita.
La storia di Ninni si snoda tra Zanegrate (poi Milano) e Querciano: due poli opposti. Querciano è il paese d’origine e rappresenta il passato, un mondo che sta per svanire. La figura che meglio incarna questo universo è quella della nonna: all’inizio del romanzo presenza dominante, punto di riferimento imprescindibile per Ninni, ma che nel corso della vicenda si fa più evanescente e che finisce col non stare al passo con i tempi. Zanegrate e Milano rappresentano invece lo slancio verso il futuro, il mondo industrializzato e moderno che pian piano sta prendendo forma.
Che dire, in conclusione, a proposito di questo romanzo? Provo in qualche riga a dare forma a quelle che sono state le mie impressioni a lettura conclusa.
Ragazzo italiano è un romanzo davvero ben scritto, la prosa di Ferrari è impeccabile: fluida, elegante ma mai altisonante o presuntuosa. E’ chiaro che abbiamo a che fare con un professionista della scrittura. I personaggi sono ben caratterizzati, lo sfondo storico (non c’è neppure bisogno di dirlo dopo quanto ho scritto finora) è dipinto in maniera magistrale.
Tuttavia ciò che, secondo me, manca a questo romanzo è una trama. La narrazione è un elemento secondario: la vicenda di Ninni non è che un pretesto per descriverci uno spaccato di storia, e Ninni si riduce ad un punto di vista da cui osservarla. Non ho dubbi che fossero proprio queste le intenzioni dell’autore, ma per me, che con tutta probabilità sono una lettrice semplice, una storia che appassioni è un ingrediente imprescindibile per fare di un romanzo un “bel romanzo”.
L’assenza di questo ingrediente fa di Ragazzo italiano un romanzo che non definirei “difficile”, ma piuttosto un romanzo che non è per tutti. Se amate i romanzi che evocano atmosfere o che dipingono un’epoca, se in un romanzo cercate la descrizione, più che la narrazione, Ragazzo italiano è il romanzo perfetto per voi. Se invece cercate anche una storia da cui lasciarvi coinvolgere e trasportare, questo romanzo vi lascerà delusi.
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