In questo periodo buio, fatto di quarantena, di giornate passate a casa e di (necessaria) solitudine, i libri rappresentano per molti una valvola di sfogo, un modo per dare senso ai momenti che altrimenti sarebbero vuoti, o per viaggiare da un capo all’altro dell’universo, pur stando seduti sul divano.
Io ne sto approfittando per leggere qualche bel classicone arretrato (attualmente sul mio comodino svetta Anna Kerenina) e per recuperare titoli di successo rimasti per troppo tempo in attesa.
Dal momento che il tempo da dedicare alla lettura in queste settimane è sensibilmente lievitato, ho anche deciso di intraprendere una nuova avventura: quella del Premio Strega.
In genere seguo con attenzione le vicissitudini legate all’assegnazione di quello che è il premio letterario più prestigioso d’Italia, leggendo qualcuno dei libri candidati, ma senza mai dedicare al premio uno spazio apposito qui sul blog.
Quest’anno ho deciso di mettermi in gioco. L’obiettivo è quello di leggere e di presentarvi, uno per uno, i dodici candidati al Premio Strega, per poi scoprire insieme a voi e commentare la scelta dei cinque finalisti e, nel mese di luglio, del libro che si aggiudicherà il premio.
Per cominciare… ecco a voi la dozzina dello Strega!
La nuova stagione di Silvia Ballestra (Bompiani)– Nadia e Olga sono due sorelle originarie delle Marche, che cercano di sbarazzarsi di un terreno agricolo ereditato dal padre. Le due hanno alle spalle vite complicate e ora che hanno superato i quarant’anni si barcamenano tra i figli, la madre ipocondriaca e le proprie attività lavorative: vendere la terra paterna si rivelerà un’impresa irta di ostacoli.
Città sommersa di Marta Barone (Bompiani) – La voce narrante è quella di una donna giovane, brusca, solitaria e appassionata di letteratura. Quando la madre trova le carte di un processo che vedeva coinvolto il padre appena scomparso, la protagonista intraprende un lavoro di documentazione e di ricerca sulla giovinezza dell’uomo, fino ad allora rimasta nascosta, ricostruendo le vicende storiche della Torino degli anni ’70.
Febbre di Jonathan Bazzi (Fandango Libri) – Jonathan ha 31 anni e un giorno qualsiasi del gennaio 2016 gli viene la febbre. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, si informa sul web e, tra un’autodiagnosi e l’altra, è convinto di dover morire presto. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell’HIV: Jonathan è sieropositivo. A partire da quel giorno, che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore ci accompagna indietro nel tempo, all’origine della sua storia.
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La misura del tempo di Gianrico Carofiglio (Einaudi)– Torna sulla scena l’avvocato Guido Guerrieri alle prese con un nuovo caso. Lorenza, una donna dalla bellezza un tempo abbagliante, ma ora trascorsa e sfiorita, chiede l’aiuto del protagonista per scagionare il figlio Jacopo, accusato di omicidio. Guido è tutt’altro che convinto, ma accetta. Comincia così, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali.
Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari (Feltrinelli) – Nella storia di Ragazzo italiano si riflette la storia dell’Italia intera alle prese con il dopoguerra, di un’intera generazione figlia di un’enorme tragedia, ma proiettata con determinazione verso il futuro. Il protagonista, Ninni, è testimone delle luci e delle ombre dello sviluppo industriale e sociale che in quegli anni caratterizza la Lombardia e, all’insegna della curiosità e della volontà di sapere, dà forma alla propria identità.
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Giovanissimi di Alessio Forgione (NN)- Marocco ha quattordici anni e vive con il padre a Soccavo, un quartiere di Napoli. La madre li ha abbandonati qualche anno prima, senza dare più notizie di sé. Frequenta il liceo con pessimi risultati e le sue giornate ruotano attorno agli allenamenti e alle trasferte: insieme a Gioiello, Fusco e Petrone è infatti una giovane promessa del calcio. L’equilibrio si rompe quando due avvenimenti metteranno in discussione le sue certezze.
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Breve storia del mio silenzio di Giuseppe Lupo (Marsilio) – L’autore ritorna agli anni della sua infanzia, quando, dopo la nascita della sorella, diventa afasico. Nato in Basilicata, poi trasferitosi a Milano, Lupo intreccia alla propria storia, quella del boom economico e culturale italiano, raccontando in modo ironico e affettuoso i suoi affetti, ma anche la sua regione d’origine, ed espone l’idea di quanto le parole siano state la sua casa, anche quando non c’erano.
Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli (Mondadori) – È la storia del TSO, il trattamento sanitario obbligatorio, che Daniele ha vissuto quando aveva vent’anni, nell’estate del 1994. Sette giorni, sette tappe in una discesa profonda dentro la psiche e il cuore, ma soprattutto sette giorni per scoprire cosa succede nella sua anima e in quella dei compagni di stanza del reparto che trascorrono con lui la settimana di internamento coatto e che diventeranno dei fratelli.
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Almarina di Valeria Parrella (Einaudi) – Elisabetta Maiorano è un’insegnante di matematica che, dopo anni al Nord, giunge nelle aule del carcere minorile di Nisida, a Napoli. Si tratta di una missione faticosa e prosciugante, ma la protagonista non si risparmia e ci si dedica con tutta la sua energia. Un giorno fa il suo ingresso nel carcere Almarina, una detenuta romena di sedici anni, con alle spalle anni di soprusi e violenze. Tra le due nasce un’intesa speciale, un rapporto profondo che segna una svolta nella vita di entrambe.
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Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio di Remo Rapino (Minimum fax)- Liborio Bonfiglio è il pazzo del paese, che tutti scansano e prendono in giro. Attraverso i suoi occhi l’autore ripercorre quasi tutto il 900, dal 1926, anno in cui Bonfiglio viene alla luce, fino al 2010. Una prospettiva particolare da cui osservare le gioie e i dolori del secolo passato.
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Il colibrì di Sandro Veronesi (La nave di Teseo)– Il colibrì che dà il titolo a questo romanzo è Marco Carrera, da ragazzino la madre lo chiamava così per via della sua corporatura e della sua altezza, di molto inferiori alla media dei ragazzi della sua età. Specialista in oftalmologia, Marco, all’inizio del libro, si trova, da un giorno all’altro, ad affrontare una lunga serie di disgrazie, ma Marco affronta la vita tenendosi sempre ben fermo, fedele a se stesso, ai suoi valori e consuma tutte le sue energie per mantenere quella posizione di sopravvivenza, proprio come il colibrì sbatte velocemente le sue ali per restare immobile.
L’apprendista di Gian Mario Villata (SEM) – Una chiesa del Nord-Est diventa il teatro di due personaggi indimenticabili, Tilìo e il sagrestano Fredi, che intessono tra pensieri e racconti un intreccio vertiginoso di vicende personali, rimpianti, desideri e paure che riguardano la vita di tutto un paese.
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Ne avete già letto qualcuno? Io mi metto subito all’opera…